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Caratteristiche e vantaggi degli infissi in PVC

Infissi pvc

 

Breve cenno sulla materia prima


Le materie plastiche si distinguono dagli altri materiali per la grande variabilità delle loro caratteristiche e la conseguente capacità di adattarsi in modo ideale alle esigenze dettate dai vari impieghi. Inoltre, la loro lavorazione di norma è più semplice e conveniente di quella dei materiali "classici". Sotto il profilo chimico, le materie plastiche hanno struttura simile a quella delle materie naturali biogene; esse consistono in macromolecole composte da „mattoni“ relativamente semplici, i monomeri. Le materie plastiche vengono distinte, in base al loro comportamento sotto l‘effetto del calore, in materiali termoplastici e materiali termoindurenti: i primi fondono se riscaldati, e sono di conseguenza facilmente modellabili, mentre i secondi non fondono affatto. La maggior parte delle finestre in materia plastica oggi in commercio è prodotta con "cloruro di polivinile", un materiale termoplastico meglio noto con il suo acronimo, PVC.
 
Il PVC si ottiene per polimerizzazione del cloruro di vinile; quest’ultimo a sua volta deriva dal petrolio e dal sale da cucina.

Come si ottiene il cloruro di vinile



Dal petrolio, attraverso lo stadio intermedio della nafta, si ottiene per dissociazione termica l‘etilene. La produzione dell‘etilene avviene di solito negli impianti di olefinazione delle raffinerie di petrolio, dove è disponibile la materia prima nafta e dove è anche possibile riutilizzare al meglio i sottoprodotti della fabbricazione. Dal sale da cucina, con procedimenti elettrochimici (elettrolisi cloro-alcalina), si estrae il cloro. Nell‘elettrolisi del cloruro di sodio, una soluzione di questo sale, mantenuta in moto circolare, viene decomposta mediante corrente elettrica nelle sue sostanze chimiche di base: cloro, soda caustica e idrogeno. La soda caustica è una materia prima essenziale in molte applicazioni industriali ed in numerosi prodotti d‘uso quotidiano: i suoi impieghi vanno dalla fabbricazione della carta alla produzione e trattamento delle fibre tessili, dalla fabbricazione di saponi e detergenti alla desolforazione del petrolio e alla depurazione dei gas combusti. Il cloro è utilizzato come coadiuvante nella disinfezione dell‘acqua e nella produzione di farmaci, vernici, anticrittogamici e materie plastiche. Come materia prima, comunque, il cloro viene usato principalmente per la produzione del PVC. L‘idrogeno ottenuto con l’elettrolisi viene generalmente destinato all‘approvvigionamento energetico in sede locale. Il procedimento combinato più diffuso per la produzione del cloruro di vinile da etilene e cloro è la clorurazione / ossiclorurazione combinata dell‘etilene con successiva dissociazione termica del dicloroetano.
 
Il cloruro di vinile è un gas incolore, dall‘odore leggermente dolciastro. Si tratta di un gas infiammabile, che a determinate concentrazioni nell‘aria può esplodere se sollecitato da fonti di ignizione. Nell‘atmosfera, il cloruro di vinile si decompone con un tempo di dimezzamento di 2,5 giorni.
Il cloruro di vinile si trasforma in cloruro di polivinile mediante polimerizzazione. Per polimerizzazione si intende l‘unione di più molecole in un‘unica molecola più grande. Il procedimento di polimerizzazione più usato è la polimerizzazione per sospensione. 
Durante il procedimento il PVC si trasforma in una polvere bianca. 

 
Il PVC puro ha una stabilità molto scarsa; di conseguenza, prima della trasformazione in semilavorati e prodotti finiti, al PVC grezzo devono essere aggiunte diverse sostanze coadiuvanti della lavorazione e additivi funzionali.
In caso contrario, la macromolecola del PVC grezzo si decomporrebbe sotto l‘azione del calore, della luce e dell‘energia meccanica.

I profilati in PVC per serramenti vengono creati mediante estrusione con appositi macchinari.

Principali proprietà del PVC

- Bassa conduttività termica

- 
Ottima lavorabilità


- Densità ridotta


- Flessibile

- 
Resistente

 

Riciclabilità

Le finestre in PVC vengono prodotte esclusivamente con PVC rigido e quindi i profilati non contengono plastificanti. Innanzitutto bisogna tener presente che i prodotti in PVC di lunga durata, come le finestre, al termine della loro vita utile non andrebbero consegnati alle discariche ma avviati al riciclaggio. Di norma, la quota di PVC rigido reperibile in discarica è trascurabile.
Il PVC è un prodotto molto stabile sotto il profilo chimico e biologico e si degrada in tempi molto lunghi. Inoltre esso non dà luogo a depolimerizzazioni, cioè non si ritrasforma in cloruro di vinile. Esiste la possibilità teorica di un dilavaggio delle sostanze che lo compongono ad opera di acque d‘infiltrazione acide e aggressive. Considerato però che sui processi, e in particolare sui meccanismi di reazione che si innescano nelle discariche di rifiuti, esistono ben poche ricerche davvero valide, non è possibile fare alcuna affermazione attendibile sul comportamento del PVC rigido in tali situazioni. Da notare comunque che per l‘impermeabilizzazione delle discariche si utilizzano proprio teloni in PVC. 


Il PVC negli inceneritori


Quando si parla dell‘incenerimento di rifiuti o cascami si deve presupporre innanzitutto che l‘impianto chiamato in causa sia adeguatamente attrezzato e disponga di tutte le apparecchiature necessarie. La quota di PVC nei rifiuti  domestici dovrebbe aggirarsi in linea di massima sullo 0,6%. Si tratta in genere di prodotti a vita breve, come gli imballaggi, e quasi mai di articoli durevoli in PVC rigido. Come già descritto nel capitolo riguardante il comportamento al fuoco, i problemi della combustione del PVC riguardano soprattutto la formazione di cloruro d’idrogeno e diossine e il rilascio di metalli pesanti. Negli inceneritori di rifiuti, grazie alla depurazione dei gas combusti, queste sostanze vengono ridotte fin sotto i valori di emissione previsti dalla legge.


Il riciclaggio



Il PVC è eccezionalmente adatto al riciclaggio come materia prima; il materiale riciclato da vecchie finestre può quindi essere riutilizzato per la fabbricazione di nuovi profilati per finestre. I cascami della produzione – ritagli di profilati e profilati che si formano all’avvio dell’estrusore – vengono opportunamente trattati e rilavorati come profilati nuovi. In passato venivano rilavorate anche vecchie finestre complete, ma la rimozione di vetri, ferramenta, rinforzi e guarnizioni richiedeva molto lavoro. Dato che nel prossimo futuro il riciclaggio di vecchie finestre aumenterà, sarà impossibile applicare vantaggiosamente un procedimento manuale per la scomposizione delle finestre stesse. D’altro canto, la scomposizione totalmente automatica richiede investimenti tanto grandi da non poter essere realizzata individualmente da ogni produttore per i propri prodotti. Esistono apposite ditte che si occupano specificamente di riciclaggio industriale di vecchie finestre in PVC. Il procedimento prevede innanzitutto la frantumazione delle finestre in uno shredder e la successiva estrazione delle singole componenti – PVC, vetro, parti metalliche, guarnizioni – mediante vari metodi di separazione. Il PVC di riciclaggio così ottenuto viene di norma riutilizzato per la fabbricazione di nuovi profili mediante co-estrusione. Nella co-estrusione, le parti interne dei profilati sono costituite da materiale vecchio, le parti esterne visibili da materiale nuovo. In questo procedimento, la quota di materiale di riciclaggio può arrivare all’80%. Inoltre, non ci sono grandi esigenze riguardo al colore del materiale riciclato, in quanto questo viene coperto dal materiale nuovo. L’utilizzo di materiale vecchio non compromette qualitativamente in alcun modo le prestazioni del nuovo.
Gli estrusi in PVC di recente produzione non contengono Piombo e Cadmio.

Campi di applicazione

 
Il PVC per la sua straordinaria adattabilità e per le sue caratteristiche uniche ha infiniti campi di applicazione. Queste applicazioni sono sotto i nostri occhi tutti i giorni per cui è superfluo fare degli esempi; ci limiteremo pertanto a fornire delle percentuali. Il 56% della quantità prodotta è destinata al settore delle costruzioni, l‘11% a quello degli imballaggi, il 2% a quello elettrico, il 4% a quello dell‘automobile, il 3% a quello dell‘arredamento, il 24% ad altri settori.
 
Fonte Internorm